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giovedì 9 dicembre 2010

Critica Criticalmass Napoli

riportiamo l'articolo pubblicato da newnotizie.it e ci stringiamo attorno ai ciclisti coinvolti in un assurdo episodio di schizzofrenia sociale.

Napoli: cariche della polizia su studenti e ciclisti. Due arresti

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Che di immacolato all'immagine dell'Italia fosse rimasto ben poco, lo si sapeva già.

Persa tra gli 
attoniti commenti della stampa internazionalesempre più incredula nell'assistere ad una commedia all'italianache sembra puntare ad assomigliare a uno di quei b-movies orientali, da cui forse nemmeno Quentin Tarantino riuscirebbe a cavarne qualcosa di buono, e la confusione che regna sovrana all'interno dei confini nostrani, dove una crisi politica impersonificata da saltimbanchi tristi fa da specchio a unacrisi sociale che si infiltra anche negli anfratti che non ti aspetti, l'Italia non doveva attendere ieri per scoprire che non è più il bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe cantato da Petrarca nel suo Canzoniere.

Tuttavia la coincidenza - nella terra delle coincidenze, del caso, del "guarda un po' quanto è curiosa a volte la vita
" - data dall'entità dei fatti accaduti ieri nel centro di Napoli e dai festeggiamenti solenni del dogma cattolico della Immacolata Concezione non fa altro che mettere un accento in più sullaperdita collettiva della ragione che caratterizza i nostri tempi.

Era un bel po' che - se trascuriamo per una volta la piaga del doping - il ciclismo non saliva alla ribalta delle nostre cronache, non solo sportive. Forse dai tempi di 
Pantani.

E invece nel giro di un paio di giorni si è passato dalla 
tragedia dei sette ciclisti falciati a Lamezia Terme, un'occasione tra le tante per dare sfogo un po' di sano sentimento xenofobo, alle cariche sconsiderate della polizia ieri a Napoli che hanno portato all'arresto di due ragazzi con la presuntaaccusa di... boh, forse di avere una bicicletta? O magari di non contribuire all'inquinamento? Ma a riguardo, siamo certi che gli inquirenti saranno capaci di scoprirlo.
I fatti, diffusi perlopiù tramite il web, parlano chiaro: ieri verso le ore 14, in occasione della tradizionale celebrazione dell'8 dicembre in piazza del Gesù, un gruppo di studenti universitari, dopo essere riuscito a superare le transenne e i blocchi posti dalle forze dell'ordine, è riuscito ad entrare nella piazza e ad aprire uno striscione su cui sarcasticamente era scritto "Obelisco Precario" per ironizzare sulle condizioni simili in cui verserebbero, secondo i manifestanti, il monumento e il futuro dei giovani napoletani.

Questo è bastato ad attirare l'attenzione della polizia che 
minacciosa ha accompagnato il gruppo di studenti fuori dalla piazza, nonostante le intenzioni della protesta fossero state palesemente pacifiche.
Ma il peggio doveva ancora accadere. Usciti dalla piazza, gli studenti - e con loro dunque anche i poliziotti - si sono imbattuti in un'altro corteo di manifestanti: ciclisti aderenti al movimento Critical Masserano pronti per un giro in bicicletta con l'intento di mettere in scena una sorta di "presepe morente", così come la loro città. Sempre secondo i manifestanti, si intende.

In quel momento, però, 
sarà passato qualcosa per la testa degli agenti in tenuta antisommossa, forse un'associazione libera tra obelisco, immacolata, studenti, futuro, pastorelli in bicicletta, chi lo sa. Per questo, ci affidiamo ancora una volta agli inquirenti che sapranno sbrogliare questa matassa surreale. Violenta.
Colpi di manganello, biciclette distrutte, qualche manifestante buttato a terra. Due arresti. Sono Alfonso Borelli, 28 anni, di Torre del Greco, ed una brasiliana residente a Madrid, Ana Paula Barbosa Rezende, 35 anni; entrambi - si vocifera - appartenenti al movimento No Global. Dunque, delinquenti e forse anche terroristi.

Maledette associazioni libere. 
Di qualsiasi tipo.
Le cariche della polizia, ieri a Napoli

Simone Olivelli

mercoledì 8 dicembre 2010

L'Italia che pedala pericolosamente



Il gravissimo incidente di domenica, non ha precedenti ne tanto meno termini di paragoni nel panorama europeo se non mondiale, ma ancora una volta colloca il bel paese tra i primi se non al primo posto per incidenti nei confronti di ciclisti e pedoni. Paolo Rumiz scrive un bell'articolo in cui fotografa lo stato dell'arte di ciò che il nostro paese fà per andare completamente contro corrente. Buona lettura.


iL RACCONTO

Incidenti, paura e insulti ecco perché l'Italia non è un paese per ciclisti. Non ti guardano, non ti vedono. Ti considerano un bersaglio nel parabrezza. Un gioco della Playstation a destra della mezzeria. È uno scontro culturale, prima che urbanistico. Le due ruote sono viste come un intralcio al traffico e non come la base per decongestionarlodi PAOLO RUMIZ


IN QUARANT'ANNI di bicicletta mi hanno insultato, deriso, disprezzato, preso a sportellate nei denti, bagnato come un mendicante, urtato di fianco e di coda, sfiorato in incroci senza precedenza, atterrato su ogni tipo di pavé e di asfalto, guardato come un miserabile pitocco. La bici con le sacche, che schifo. Mi raccomando, non la lasci nel sottoscala, ne va del decoro. Ho subìto tutto questo ed altro ancora nella mia vita su due ruote, e certamente ho rischiato di più sulle strade di casa mia che arrampicando sulle pareti delle Alpi. Avrei potuto finire cento volte sotto un Suv, saltare in aria tipo birillo, come i sette falciati da un pazzo sulle strade della Calabria.

Non ti guardano, non ti vedono. Non ti considerano una persona. Sei una bici, non un uomo, una donna e un bambino che va. Un bersaglio nel parabrezza. Un gioco della playstation a destra della mezzeria. Loro non ti sentono, hanno musica nell'abitacolo, telefonano, sono sigillati con l'aria condizionata, e poi c'è anche il motore che non fa rumore, non dice loro che vanno oltre il limite. L'elettronica li rende senza peso, massa inerziale; nasconde che il motore è un'arma e la patente un porto d'armi. E nemmeno tu li senti arrivare, perché oggi le macchine sono cose carenate e silenziose come ghepardi nella savana. Arrivano da dietro, a tradimento.

Guillaume Prébois, che si è allenato sulle strade italiane e ha fatto il giro del mondo sul sellino, mi ha insegnato i trucchi per non soccombere nella corri  Primo, non stare troppo sul margine, a subire il traffico sul filo dei vetri e dei rifiuti, ma a un terzo della carreggiata per obbligare i gommati a rallentare. Secondo, girarsi e guardarli; con quello sguardo ridiventi una persona e loro ti superano con più margine. Funziona sempre. Terzo, sputare sulla sinistra o, in casi estremi, smoccolare nella stessa direzione otturandosi la narice destra. È infallibile con gli arroganti con grosse cilindrate che rombano. Non gliene frega nulla di te, ma della loro carrozzeria sì, così ti girano al largo. Ma a volte non basta a sopravvivere.

La strada italiana è diventata un campo di battaglia e chi non ha la grossa cilindrata soccombe. Macchine sempre più potenti, fretta e frustrazione in aumento, insofferenza per chi va piano. Ed è verosimile che i pendolari immersi tre ore al giorno nell'ossido di carbonio non siano teneri con chi si ostina a usare un mezzo pulito e rivendicare il diritto alla lentezza. È uno scontro culturale prima che urbanistico: la bici è vista un intralcio al traffico non la base per decongestionarlo. Aveva ragione Ivan Illich in quel geniale testo di economia che è "Elogio della bicicletta". C'è una guerra civile in corso tra il mondo ad alta energia e bassa comunicazione interpersonale, e il suo opposto.

È sempre peggio: le statistiche che vantano la diminuzione degli incidenti stradali sono un bluff perché riguardano solo gli automobilisti. Per pedoni e ciclisti il numero dei morti è costante, se non in aumento, e di questo non si parla. Nella terra della bici, l'Emilia e Romagna, tra pedoni e pedalatori hai un morto al mese per provincia, in posti come Ferrara, Parma e Reggio Emilia che non sono un Far West. Se poi, mi ha rivelato Claudio Pedroni della Federazione amici bicicletta, depuri il dato dagli incidenti in autostrada e quelli del sabato sera dove le bici sono assenti e il traffico a piedi pure, scopri che i ciclisti e i pedoni falciati in situazioni normali sono il cinquanta per cento e non il quindici come si afferma. Ma anche di questo non si parla.

Una delle cose più fenomenali è la faccia ebete di quelli che ti spalancano la portiera e anziché chiedere scusa dicono con gli occhi: ma tu che ci fai qui. E che dire dei taxi: un giorno ne presi uno alla stazione di Padova per entrare nelle stradine a traffico limitato, e subito l'autista cominciò a rivendicare il suo spazio accelerando contro le biciclette degli studenti, apposta per spaventarli. "Non ne posso più di loro - disse - occupano tutta la strada, anche contromano". Risposi chiedendogli se aveva un'idea del motivo per cui prendevo il suo taxi. "No", disse. Lo prendo, risposi, perché non ho automobile. E per lo stesso motivo, vede, sono uno che usa la bicicletta. Dunque, conclusi, la mia corsa finisce qui. Uscii a piedi, e lui non osò replicare.

Il padano Pedroni, compagno di gite e battaglie, una sera di pioggia fu stretto contro il muro da un'automobile e lui, che pedalava all'antica con l'ombrello aperto, prese a ombrellate la tettoia per avvertire lo sciagurato nell'abitacolo. Quello aprì il finestrino e disse con commiserazione: "Ma quand'è che sparite voialtri?". Ho sempre sperato che qualcuno in alto decidesse per una campagna di civiltà, per avvicinare l'Italia alla Francia o alla Germania, dove i ciclisti sono addirittura i benvenuti negli alberghi e nei ristoranti. Quando il ciclista Romano Prodi è diventato capo del governo e poi commissario Ue ho esultato. Adesso, ho detto, si farà qualcosa. E invece niente. Il progetto Eurovelo non l'ha nemmeno guardato.

Fuori è un inferno. Persino le grandi squadre da corsa - mi dice Albano Marcarini, paladino della Mobilità dolce - non sanno più dove allenarsi e sono costrette ad andare all'estero. L'ex vincitore del Tour, il bergamasco Felice Gimondi, ha smesso correre per strada e si è dedicato alla mountain bike. E ora la follia contagia anche i ciclisti estremi, che trasferiscono sulla bici l'aggressività dell'automobile. Sui tornanti dell'Etna un matto mi bestemmiò in catanese perché non lo lasciavo passare. Nella Lucchesia ho visto squadre di domenicali in tutine da primadonna farsi strada a ingiurie nel traffico. E giù dal Monte di Nese, in Val Seriana, un assatanato mi è sbucato in curva contromano a settanta orari, in discesa, telefonando con la morosa.

Certo, ci sono dei forsennati anche sulle due ruote. Per questo tengo a precisare che non sono un ciclista ma viaggiatore con la bicicletta. E poiché mi rifiuto di contrapporre alla velocità nient'altro che la lentezza, oltre alla commiserazione dei gommati devo subire anche quella dei pedalatori su telai al carbonio. Scusate se mi ostino a rivendicare il mio diritto all'uso della strada. Un diritto che pochi rivendicano. All'estero gli italiani li riconosci da una cosa: sono gli unici che ringraziano se li lasci passare sulle strisce pedonali. Il motivo è che sembra loro impossibile che tu riconosca quel diritto. Forse non sanno nemmeno di averlo. Abbiamo ancora tanta strada da fare.

sabato 4 dicembre 2010

Roma Bike Tour

A Roma, una simpatica coppia di amici, con una decina di brompton, organizzano giri turistici tra i monumenti della capitale ed escursioni bici più treno. Chiaramente i turisti ringraziano.

giovedì 2 dicembre 2010

CICLOCENA

MERCOLEDI 15 DICEMBRE LA CICLOCENA E' STATA ANNULLATA


restate sintonizzati per conoscere la prossima data.

I diari della ciclofficina (mercoledì 01.dicembre 2010)

Dunque, come da previsioni la ciclofficina ieri sera è saltata, le chiacchiere e la fame hanno preso il sopravvento, e le numerose birrette hanno aiutato.


La serata è stata caratterizzata soprattutto da ottime notizie:


1. raggiunta la quota per comprare il super kit per la ciclofficina, ordinato stamattina alle 7.





speriamo arrivi in tempo per domenica (vedi punto 2)



2. domenica 5 dicembre, altrimenti nota come la prima domenica del mese, detta anche la domenica del mercato contadino in piazza brin.

si pensava di replicare la performance del mese scorso, e vista la penuria di attrezzi (cassetta di riccardo dove sei?) l'arrivo celere del nostro kit risolverebbe un po' di problemi.

il luogo di spedizione in effetti non è lontano, dunque incrociamo le dita e speriamo bene.

potrebbe però esserci un altro inconveniente: la pioggia. strano, visto che non sta piovendo per nulla in questo periodo. cmq, in caso di pioggia ovviamente i contadini non verrebbero e noi, sebbene sotto i portici, potremmo rischiare di non vedere anima viva per tutta la mattinata. mi sa che vale la solita regola del vediamo un po' come si mette il tempo e ci aggiorniamo.



3. ciclocene! per creare un po' di fondo cassa Giacomo ha proposto di organizzare alla loggia una volta al mese delle cene con cicloproiezioni o autori disposti a presenziare.

la prima sarà il 15 dicembre con proiezione di bici batte auto


non mi viene in mente altro...semmai aggiungerete voi.



a presto!

Martina

venerdì 26 novembre 2010

I diari della ciclofficina (mercoledì 24 novembre 2010)

Come probabilmente ormai ben saprete, ogni mercoledì presso la sede della Ciclofficina La Dinamo i ciclisti urbani di La Spezia si ritrovano per praticare un pò di meccanica ciclistica e rimettere in sesto vecchi cadaveri. Quì di seguito il report di mercoledì 24 novembre .


E allora, stavolta tocca a me raccontare la serata di mercoledì... con verve sicuramente minore di Riccardo "coso" Bosi ;)


Quando arriviamo io e la Anna troviamo già sul pezzo Piero e Mariarosa, che ci rinfrancano subito con il vin brulé, o meglio Glühwein, un vero toccasana per l'aria gelida del May Day.

Anna si mette subito all'opera sul sellino venuto dall'inferno che non ne vuol sapere di uscire, nonostante i litri di Svitol, ma ancora una volta l'intervento di Piero si rivela risolutivo e miracolosamente a forza di giri di pinza salta fuori come un tappo di champagne!

Mariarosa, sempre intenta a sverniciare, vorrebbe un cottonfioc di cartavetra, ma ancora non li hanno inventati. Ci dedichiamo alle bici da bimbo (nuovi arrivi) che pur essendo piccole non sono meno rognose, e intanto ci scambiamo ricette di biscotti.

Anna trova un nuovo sellino e lo adatta alla famosa bici multicolore, io mi intestardisco su una camera d'aria con valvola bloccata, litigo coi copertoni, smonto ruote, mi faccio dare una ripetizione di smagliacatene, mentre Piero è al lavoro su una vecchia signora francese dalle eleganti decorazioni destinata a diventare una vera chicca... la musica di sottofondo sembra uscita da un film anni sessanta, almeno finché non arrivano i ragazzi a fare le prove.

Verso mezzanotte ce ne torniamo a casa.

Alla prossima,

Laura

lunedì 22 novembre 2010

invito alla bicicletta

I vicini della FIAB di Genova domenica 28 tempo permettendo organizzano questa simpatica ciclopasseggiata.